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318 la marfisa bizzarra

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     Era a Parigi lo scompiglio grande,
Piangeano i paladin con le ragazze:
pur cercan l’arme da tutte le bande;
son rugginose, verdi e pavonazze,
con i prosciutti e simili vivande.
Sbucano i topi fuor dalle corazze,
che le nidiate avevan fatte drento,
tanto che a’ paladin mettean spavento.
148
     Trovaron elmi assai da* ferravecchi,
venduti a peso da’ staffier bevagni;
da* finestrai ne trovaron parecchi,
foconi a’ stagnatoi per dare i stagni.
I famosi spadon, pesanti e vecchi,
eran ridotti a moderni guadagni,
in fili per tener le cuffie dure,
spille e forchette per le acconciature.
149
     Alcun de* paladin si prova l’armi
in faccia alla sua dama afflitta e mesta,
che dice: — Voi volete tormentarmi;
mi sembrate un tincone in una cesta.
Se m’amate, un favor dovete farmi:
scansatevi di abate con la vesta. —
A corte il paladin fedi ha mandate
ch’ei s’era messo il collarin da abate.
150
     Orlando irato fa gobbe le spalle,
e me’ che può rattaccona le cose.
Fu questo il tempo delle gote gialle,
ed argomento al Pulci che compose
quella rotta funesta in Roncisvalle,
ma in altro modo le faccende pose.
Di questa guerra io non vi dico nulla,
e tomo alla bizzarra mia fanciulla.