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canto duodecimo ed ultimo 301

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     Ermellina, la moglie del danese,
ch’era sua amica e buona dama assai,
è veramente afflitta pel paese:
fa divozioni e non dispera mai.
Un giorno un certo prete esservi intese,
che facea malattie sparire e guai,
benedicendo per tutto Parigi
con le scarpe che fúr di san Dionigi.
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     Volle introdotto il buon prete all’amica,
e grida fede, e piange e mai rifína;
fa con le scarpe che la benedica,
e poi la lascia cheta e via cammina.
Ciò che scrive Turpin, convien ch’io dica:
l’inferma quella notte molto orina.
Grida Ipalca per casa, che par matta:
— Oh scarpe del mio Dio! la crisi è fatta. —
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     Bradamante mostrava esser allegra
di fuor, ma dentro non so come stesse.
Va migliorando molto la nostr’eg^a.
Non è da dir s’Ermellina godesse:
a tutti vuol narrar la storia integra.
Dio guardi qualchedun contraddicesse
delle scarpe il miracolo: la dama
chiude le orecchie ed ateo lo chiama.
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     I medici dicean: — Nostre ricette
non lascian ir Marfisa in sepoltura. —
Fra paladini alcun non si rimette
e vuol la crisi effetto di natura.
Ermellina, la chiesa e le donnette
sostengono le scarpe a quella cura;
basta, natura, scarpa o medic’arte,
Marfisa piú verso il cielo non parte.