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canto duodecimo ed ultimo 299

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     «Oh maledetti ingegni traditori
— è di Turpin l’invettiva zelante, —
filosofi del mal coltivatori,
maestri a far la societá forfante,
de’ patiboli infami protettori,
certo voi siete a parte del contante
del carnefice, a voi sozio e compagno;
e ben vi si conviene un tal guadagno».
72
     Segua il guascon gli oscuri suoi destini:
fuggfiam, lettor, dalla malinconia.
Vada dove lo inviano i cappuccini
o dove il suo carnefice l’invia:
torniamo a’ nostri snelli parigini,
perocch’è giunta la bizzarra mia.
Rugger di notte in Parigi entrar volle,
come prudente, per fuggir le folle.
73
     Bradamante, ch’è a letto, fuori balza;
si mette una vestaglia e va a incontrallo,
corre giú per la scala cosí scalza;
le poppe vizze ha fuor, che fanno un ballo.
Strilla da lunge con la voce, ch’alza:
— La borsa, la mia borsa senza fallo. —
Rugger per rabbia, stracchezza e vergogna
fece un trapasso e le disse: — Carogna!
74
     andatevi a ripor tra le lenzuola;
di vostre borse non è il tempo questo. —
Bradamante, politica e spagnuola,
fé* la mortificata e pianse presto,
mostrando un gran dolor della parola;
sforza se stessa e con visino mesto
cambia i discorsi e bacia suo marito,
tanto che vinse e lo vide pentito.