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canto duodecimo ed ultimo 293

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     Tu vedi in che consiste ogg^i la gloria,
che un di coH’eroismo s’acquistava.
Fosse pur fanatismo: alla memoria
ho che in util del popolo tornava.
Or un tuppè, un vestito è una vittoria
a’ nostri stolti paladin di fava;
e l’oriuol co’ dondoli e la dama
e un bel convito lor dá pregio e fama.
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     Certa ignoranza, certa nebbia folta,
cert’ozio, certa voluttá brutale
occupa tutti, fa ogni mente stolta;
e una certa ingordigia universale,
che han tutti a voler tutto in una volta,
per satollarsi, vada bene o male.
Debito 1 amor, inganno e mal francese
fa pien di disperati ogni paese.
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     Rilieva il segno de’ gran disperati
dalle campagne, d’assassin covili,
da que’ tanti da lor stessi impiccati,
da que’ che balzan giú da’ campanili.
Forse i Scevole e i Curzi son tornati?
Cerca i moventi e saran lordi e vili,
che il troncar la credenza sopra il tetto
ha sempre cagionato un tristo effetto.
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     Tant’è, Morgante; stiam costanti e fissi,
trapassiam della vita l’ultim’ore;
e morendo co’ nostri ’crocifissi,
speriam trovar di lá vita migliore.
Io dirò sempre: — Ciò che scrissi, scrissi. —
E qui piangeva il roman senatore.
Anche il gigante gli occhi imbambolava,
seguendolo alla staffa, e singhiozzava.