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268 la marfisa bizzarra

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     Rispose Ferrali: — Questo fia fatto; —
diconsi addio, le man si sono strette:
— A rivederci al cominciar dell’atto,
nell’ordin primo, al numer diciassette. —
Ferrali resta alquanto stupefatto.
Marfisa imita al partir le saette:
non vede l’ora trovar la compagna,
per esalarsi e bestemmiar da cagna.
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     Giunta alla stanza sua con ciglio oscuro ^
getta il cappel per terra e lo calpesta,
ed i vestiti scaglia contro al muro;
la camicia sudata la molesta;
la trae stizzita, e col suo viso duro
su e giú passeggia, astratta con la testa,
ignuda mezza e con la spada a lato,
e corre come un levrier sguinzagliato.
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     Era a vedersi una scena faceta
Marfisa mezza ignuda con la spada,
che passeggia fanatica inquieta,
e Ipalca spaventata, che la bada
e che la guarda come una cometa,
non intendendo il fatto come vada;
ma finalmente ardita le chiedeva
la ragion del furor che l’accendeva.
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     Disse la dama: — Senti: s’egli è vero,
alla croce di Dio! con un pugnale
gli spacco il cor, lo mando al cimitero:
conoscerá Marfisa quanto vale. —
E detto questo, va come il pensiero.
Ipalca replicava: — Chi e quale? —
La dama irata si rivolge e dice:
— Ella è una cantatrice, cantatrice.