Pagina:Gozzi - La Marfisa bizzarra.djvu/225


canto nono 215

39
     Tutte dinanzi al Crocifisso nostro
andiamo ad intuonare il Miserere,
perché la sventurata questo chiostro
soffra con pace, e a noi la lasci avere. —
Marfisa ha nero il cor piú che l’inchiostro:
la rabbia l’avea priva del vedere.
Le monachette dietro a quella santa
andáro a salmeggfiar dove si canta.
40
     Questa giovine bella, e raro esempio
nel secolo d’allora pestilente,
piú satirette addosso di qualch ’empio
aveva e biasmi, se Turpin non mente.
Diceasi ch’ella avea un cervei scempio,
la macchina insensata interamente;
che, non sentendo stimol di natura,
nulla valea la sua santa bravura.
41
     Una postilla in certo testo a penna
trovo: che di Parigi ella non era,
ma da Vinegia giunta in sulla Senna,
e volontaria fatta prigioniera.
La storia d’essa un’altra cosa accenna,
cioè che con pretesti una gran schiera
d’abatin, per vederla, ogni momento
crollava la campana del convento.
42
     E questo degli abati sará vero;
ma ch’ella fosse veneziana nata
non posso rassettarlo nel pensiero,
poich’ella avea la macchina insensata.
In quel clima non nasce di leggero
scempi cervelli o carne raffreddata;
donde penso: o Tarpino il falso scriva;
o ella non fu veneta, o fu viva.