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212 la marfisa bizzarra

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     E tredici fanciulle piccioline,
di quelle che s’appellano educande,
vedendo le lor zie nelle rovine,
facean piangendo uno strillar ben grande.
Marfisa, schiaffeggiando le vicine,
promette alle lontane le vivande,
ed era giunta alla seconda porta:
la badessa di stizza è mezza morta.
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     E grida: — Su! pigliatela, da parte
del padre del nostr’ordine. Agostino.
Maledetti i comandi che comparte
quel rantacoso vescovo Turpino! —
Si difende Marfisa piú che Marte,
e g^á il terz’uscio avea quasi vicino;
ma la rabbia e il calor della contesa
fé’che un effetto isterico l’ha presa.
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     Caduta per gli effetti matricali,
comincia a fare il solito lavoro
di stringer denti e scorci corporali,
e d’altre cose contro al suo decoro.
Le suore erano avvezze a questi mali;
spesso cadeva in quelli una di loro.
Ringraziando di ciò Dio benedetto,
portarono la dama in sur un letto.
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     Tre ore a trattenerla ebbon faccenda,
perché le poppe non si lacerasse.
So dir che tutte avean molle la benda
di sudor, spezialmente quelle grasse.
Alfin riscossa convien che s’arrenda
Marfisa, e’ ha le membra troppo lasse.
Le monacelle stanche, stizzosette,
intuonaron di molte predichette.