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130 la marfisa bizzarra

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     Le cose tutte andavano a pennello
per l’attenzion del prete don Gualtieri,
che in veste lunga e col suo gran cappello
provvede agli orinali e a’ candelieri.
Finito avea di perdere il cervello
quasi Terigi e par che si disperi;
ch’ogni vecchia, ogni storpia in sala arriva,
né sa se la Marfisa è morta o viva.
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     Ognun assalta, a ognun òhiede, ognun secca,
e vuol per forza che l’abbia veduta.
Talor borbotta e batte l’anche, e pecca
nel pensare al perché non sia venuta.
Lacchè spedisce, e rintuzza, e rimbecca
ch’ogni risposta è tarda e oscura suta,
perché Rugger come un matto ha risposto:
— Ella verrá, se Dio l’avrá disposto. —
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     Non è da dir se Terigi s’affanna.
Con don Gualtier si chiudeva a consiglio.
— Che di’ tu, prete? — dicea sulla scranna.
Risponde il prete: — Assai mi maraviglio.
O ella vuol tenervi per la canna;
vi sarete scoperto un gran coniglio:
o qualche sgarbo usato le averete,
perché talor molto ci vii non siete. —
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     Disse Terigi: — Gualtier, no, perdio,
sempre dell’* illustrissima» le ho dato,
e sono stato attento. Gesú mio,
voi sapete in qual modo ho pur trattato! —
E cominciava di lagrime un rio,
e a fare un ceffo molto difformato.
Don Gualtier lo consola e lo conforta,
dicendo: — Ella fia forse in sulla porta.