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102 la marfisa bizzarra

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     E si fece vicino a Filinoro,
ch’era un de’ piú bei putti che sien visti.
Lasciamo i capei lunghi a fila d’oro,
la grana e il latte sulle guance misti.
Avea negli occhi e ne’ gesti un decoro
da vincer tutti i fanciulli alchimisti.
Vide Marfisa e fece il stupefatto,
facendo un paio d’inchin moderni affatto.
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     Fu quasi vinta a quel colpo Marfísa,
e si trasse la maschera dal volto,
asciugando il sudor di ch’ella è intrisa,
con una leggiadria che piacque molto.
Poi disse: — Cavalier, come, in qual guisa
siete a Parigi in questo modo còlto? —
Rispose il cavalier: — Dama cortese,
l’uom che viaggia impara alle sue spese.
13
     Io vengo di Guascogna, e in compagnia
quattro staffieri aveva ed il cocchiere,
il cavalcante e due lacchè per via,
sei corsier sauri con le chiome nere,
ed equipaggio quanto con venia.
Giá queste mura ero giunto a vedere;
quando d’un bosco venti mascalzoni
uscirò armati d’accette e spuntoni.
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     Per prima cosa uccisero i destrieri,
perché non si potesse via fuggire.
I lacchè si difesero e i staffieri;
chi non fuggi dovette alfin morire.
Guizzai dal cocchio a guardia de’ forzieri,
e cominciai con la spada a ferire;
dieci n’uccisi, e il resto impauriti
per timore o fortuna son fuggiti.