Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1929, XXVII.djvu/93


LUGREZIA ROMANA 85
Io, gioia mia, se la tua grazia impetro,

Io potrò darti la corona e il scettro.
Mirmicaina. Come, el scettro a culìa? Me maraveggio;
No son mi la regina?
No me l’aveu promesso?
Donca, patron, volè mancarme adesso?
Lugrezia. Chi è cotesta sfacciata?
Albumazar.   È un’ignorante,
Che non sa che si dica. Olà, t’accheta:
A Lugrezia, mio ben, la fronte inchina;
Quest’è, se non Io sai, la tua regina. (parte

SCENA XII.

Mirmicaina e Lugrezia.

Mirmicaina. Tiolè sto canelao 1,

La regina vu se de gnababao.
Lugrezia. Un canelato a me? Femmina sciocca,
Se mi levo una scarpa,
T’insanguino la bocca.
Mirmicaina. Provève, vegnì avanti,
Siora botta candiota2.
Lugrezia. Tu non mi fai paura,
Pertica mal formata.
Mirmicaina. Varè3 là, che bel folpo4!
Lugrezia. Mirate là, che sacco mal legato
Mirmicaina. Tasi, muso da can.
Lugrezia.   Faccia da gatto.
Mirmicaina.   Giusto appunto come un gatto,
  Mi te vogio sgrafignar.
Lugrezia.   Com’anch’io, cane arrabbiato,
  Sì, ti voglio divorar.

  1. Atto triviale di scherno: v. specialmente vol. XX, p. 86, n. c e Boerio.
  2. Botte di Candia: dicesi di donna piccola e grossa. V. Boerio.
  3. Guardate.
  4. Polpo. Alludesi alla grassezza.