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472 ATTO TERZO
Onde senz’altro il principato è mio).

Floro. Eccovi la scrittura bella e fatta.
Lesbina. Ora comincio a credervi un pochino.
Floro. Caro il mio bel visino,
Date un po’ di ristoro
A questo cor. Per voi languisco e moro.
Lesbina. Il tempo non è questo.
Floro. Ma se son vostro sposo!
Lesbina.   È ancora presto.
Vi vuole un po’ di tempo e di modestia,
Altrimenti sarebbe amor da bestia.
Floro. Quanto dovrò aspettar?
Lesbina.   Noi questa sera
Tosto concluderemo,
E sposati e contenti alfin saremo.
Floro. Mi cresce ogni momento
Il tormento e l’affanno,
Ed ognora, mio ben, mi par un anno.
Lesbina. Anch’io son desiosa
D’esser la vostra sposa.
Allorchè non vi vedo,
Sempre il core mi dice: eccolo, eccolo;
Ed un’ora, mio ben, mi par un secolo.
  Se mangio, se bevo,
  Voi siete con me.
  Se veglio, se dormo,
  Riposo non ho.
  Ma questo cos’è?
  Oh Dio, non lo so.
  Quel vezzo, quel viso,
  Rapito m’ha il cor.
  Contenta ora sono,
  Che vostra son io.
  Voi siete già mio,
  Non ho più timor. (parte