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ATTO TERZO.

SCENA PRIMA.

Camera.

Lisaura e Dorindo.

Lisaura. Sì, mio caro Dorindo1, eccovi il foglio.

Il padre che di me non ha sospetto,
Ieri l’ha sottoscritto, e non l’ha letto.
Dorindo. Oh quanto di ciò godo! (prende il foglio
Vedrete oggi, mia cara,
Quant’opportuno a noi fia questo foglio.
E vedrà ser Imbroglio,
E ser Cornelio, e il Conte, ch’è un baggiano,
Che la biscia ha beccato il ciarlatano.
Lisaura. Ma quando sarà il giorno
Che potrò senza tema
Dir: Dorindo, sei mio?
Dorindo. Nulla di più desio.
Oggi, se mi seconda amica sorte,
Spero di divenir a voi consorte.
Lisaura. Lo voglia il Ciel.
Dorindo.   Vedrete
Qual sia l’affetto mio.
Oggi ci rivedrem. Lisaura, addio. (parte

SCENA II.

Lisaura e Aurelia.

Lisaura. Amor non dà mai pace.

Quand’un’alma dovrebbe esser contenta,
Timore e gelosia l’alma tormenta.
Aurelia. O signora Lisaura, le son serva.
Ella è sempre più bella e più vezzosa.
Quando mai si fa sposa?

  1. Ed. Zatta: Caro signor Dorindo ecc.