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L'ARCADIA IN BRENTA 337
Eccola, se ne servi.

Lindora.   Oh peggio, peggio;
No, no, non me ne curo.
Il guancial di vacchetta è troppo duro.
Fabrizio. Eh corpo d’un giudìo!
Ora la servo io. (parte
Lindora.   Portate via
La sedia ed il guanciale;
Quell’odor di vacchetta, ahi, mi fa male.
(torna Fabrizio con un matarazzo1
Fabrizio. Eccolo un matarazzo;
Di più non posso far.
Lindora.   Quest’è un strapazzo.
Lo conosco, lo so; no, non credevo
Dover soffrir cotanto.
Ahi, che mi vien per il dolore il pianto.
  Voglio andar... non vuo’ più stare,
  Più beffata esser non vuò.
  Signor sì, me n’anderò.
  Sono tanto tenerina,
  Ch’ogni cosa mi scompone;
  E voi siete la cagione,
  Che m’ha fatto lagrimar.
  Se sdegnarmi almen sapessi,
  Vendicarmi or io vorrei.
  Ma senz’altro morirei,
  Se m’avessi ad arrabbiar. (parte

SCENA VIII.

Fabrizio, poi Foresto.

Fabrizio. Si contenga chi può. Corpo del diavolo!

Non ne poteva più.
Foresto.   Signor Fabrizio,

  1. Zatta: materazzo.