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330 ATTO SECONDO
Foresto. Signori, con licenza;

Vuò seguitar Fabrizio. Egli è arrabbiato.
Vuò veder di placarlo. A dirla schietta.
Tutto il torto non ha. Ma questo è il frutto
Di chi vuol far di più del proprio stato:
Spende, soffre, non gode, ed è burlato. (parte
Laura. Io rido quando vedo
Certi pazzi che fan gl’innamorati,
E credon col contante
Render la donna amante.
Quando il genio non v’è, non fanno niente;
Si lascian nell’inganno,
E se si voglion rovinar, suo danno.
Lindora. In quanto a questo poi,
Non l’intendo, Lauretta, come voi.
Non dono e non accetto,
E per non ingannar nulla prometto.
Laura. Parliam d’altro di grazia.
Conte.   Deh, Madama,
Andiam per questi deliziosi colli,
Co’ vostri bei colori
La vil bellezza a svergognar de’ fiori.
Rosanna. (Che parlar caricato!)(a Giacinto
Giacinto. (E pur, così affettato,
Vi dovrebbe piacer).(a Rosanna
Rosanna.   (Per qual ragione?)
Giacinto. (Piace alle donne assai l’adulazione).
Conte. Concedete ch’io possa(a Rosanna
Regger col braccio mio...(a Lindora
Laura. Eh, signor Conte mio,
Lei parte con Madama,
Rosanna se n’andrà col suo Giacinto;
Ed io resterò sola?
Lei di cavalleria non sa la scola.
Conte. Ha ragion, mi perdoni;