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stagione, e tutto che stabilissero passare sul fiume Sile, accadde però che quel tale Messer Fabrizio Fabroni da Fabriano, piccatosi di generosità, volle trattar magnificamente la maggior parte di quelli che l’avevano favorito, e seco li condusse in un suo Casino sul fiume Brenta, formando in esso novellamente l’Arcadia in Brenta. Invitò Rosanna e Laura, Giacinto e Foresto, lasciando da parte Marina e Silvio, perchè essi troppo sul vivo lo avevano motteggiato nell’altra Arcadia.

S’accrebbe non pertanto il numero della conversazione con Madama Lindora, dama di una straordinaria stucchevole delicatezza, ed il Conte Bellezza di una caricatissima affettazione.

Il povero Fabrizio di gran core, ma di poche sostanze, per sostenere l’impegno, a cui incautamente s’apprese, andò in rovina; rimasto in pochi dì senza danaro e senza roba, e col rossore di doversi vedere scornato dagli ospiti, e ridotta l’Arcadia in una commedia, che per lui poteva dirsi tragedia, a che molto ha contribuito Foresto, uno degli Arcadi, ma il più confidente di Fabrizio, quello a cuit egli aveva raccomandato l’economìa della casa.

Questa mia Arcadia di Brenta è tanto quanto quella di Ginnesio Gavardo Vacalerio, avendola ricavata da codici antichissimi della Malcontenta1 ove vanno a terminare i suoi giorni tutti quelli che, come messer Fabrizio, si fanno mangiare il suo, e si riducono poveri per volerla spacciar da grandi.


  1. Terricciuola sulla Brenta, che dà qui motivo al Goldoni di scherzare.