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AMICO LETTORE.

B

ERTOLDO, Bertoldino e Cacasenno sono tre Personaggi, che hanno meritale le rime de’ più celebri Poeti Italiani, li quali in 20 bellissimi Canti hanno di questi tre successivi eroi formato, si può dire, un Poema1. Ciò m’indusse a considerarli degni di comparir sulle Scene, per far mostra, se non dei loro fatti, almeno dei loro respettivi Caratteri: cioè Bertoldo vecchio astuto, malizioso, sentenzioso e mordace; Bertoldino sciocco e goffo, ma però fornito di contadinesca malizia, facendolo io vedere non ragazzo, come andò la prima volta alla Corte, ma in età virile ed ammogliato, dicendo di lui l’Autore del Canto decimo nono2 alla trigesima settima Ottava:

Da che moglie si prese, è fatto accorto;

e Cacasenno in aria affatto di semplice e baccellone. Per unir insieme questi tre Soggetti, mi conviene fare una spezie di anacronismo, rispetto a Bertoldo, che non era vivo al tempo di Cacasenno, per quello si legge nel testo di Giulio Cesare Croce3, ma spero mi sarà perdonato dal benigno Lettore, come fu tollerato quello di Enea con Didone inventato con felicità da Virgilio, e seguitato con tanto applauso dal celebre Metastasio.

Io ho concepito il desiderio di porre in teatro tutta la famiglia delli Bertoldi, onde ho con essi introdotta la Menghina, moglie di Bertoldino, avendo lasciata in pace la veneranda Marcolfa, perchè niuna delle Signore Donne averebbe avuto piacere di avere un sì fatto nome, e di far la parte della nonna di Cacasenno.

Per salvar l’unità del luogo, fingesi che il re Alboino colla

  1. Allude al famoso Bertoldo con Bertoldino e Cacasenno in ottava rima ecc., che uscì a Bologna, per Lelio Dalla Volpe, nel 1736.
  2. Cioè Francesco Lorenzo Ciotti, cremonese.
  3. Le sottilissime astuzie di Bertoldo ecc. uscirono in principio del Seicento: l’ed. di Milano, per Pandolfo Malatesta, 1606, è finora la più antica che si conosca.