Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1929, XXVII.djvu/206

198 ATTO SECONDO

SCENA VIII.

Doralba ed Ergasto.

Ergasto. Doralba, e pur comprendo

L’affanno dì Rosmira: all’aborrito
Imeneo di Belflior voi la sforzate.
Ah, perchè la negate
A me che sì l’adoro? Ah sospendete...
Eccomi al vostro piede.
Doralba. Oh Dio, sorgete.
(Intenerir mi sento).
Ergasto. Sospendete, o signora,
Per qualche tempo almen questi sponsali.
Questa grazia dimando.
Doralba.   (Ei mi ricerca
Rosmira in guisa tal, che più non posso
A lui negarla). Io sentirò Belfiore;
S’egli sarà contento
Di cedervi Rosmira, allora (oh Dio 1
Dirlo non so) sarò contenta anch’io.
Ergasto. Qual ricompensa mai...
Doralba. Potevi del mio core...
Basta... nol so... sempre fu cieco amore.
Ergasto. Ma, Doralba, perdona;
Par che dagli occhi scenda
A te furtivo il pianto.
Che t’affligge? che fia?
Doralba.   Nol so, ma sento
Un’incognita forza
Che a lagrimar m’astringe. Io non vorrei,
In vece di dolore,
Che fosse il pianto mio pianto d'amore.
  Se lagrimar mi vedi,
  Pianto sarà d’amore;