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Sercambi, fra il Trecento e il Quattrocento, narrò di tre frati galanti che sono puniti da una donna onesta (nov. IO: v. Letterio di Francia, p. 247). Anche il Goldoni, fingendo scherzosamente di offrirci la versione "legittima" e "autentica” della fiaba, fa la solita satira del cicisbeismo e della vanità femminile... e maschile, senza curarsi del racconto della nonna.

Si badi che a Venezia, nella fiera dell’Ascensione del 1748, si cantarono nel teatro di S. Angelo Li tre cicisbei ridicoli del bolognese Carlo Antonio Vasini, con la musica di Natale Resta (st.i a Bologna, 1748), dove tre galanti s’innamorano di Modulina "virtuosa di musica" (dramma giocoso replicato a S. Moisè, nel 1752: v. Wiel). E altra cosa sono pure Li tre amanti ridicoli di Ageo Liteo, ossia di Antonio Galuppi, figlio del Buranello, musicati da Baldassare nel 1761 (v. Wiel cit. e Piovano, Bald. Galuppi, in Rivista Music. Ital., 1907, fase. 2, p. 357). Tuttavia in quel numero scherzoso di tre innamorati, anche senza la gobba, esiste un’affinità evidente. Così il Sonneck ricorda I tre rivali in amore, farsa in due atti a 5 voci, rappresentata nel carnevale del 1754 nel teatro Capranica a Roma, con musica di Ferd. Robuschi; e tutti ricordano I tre amanti, ossia Gli amanti comici del Cimarosa, cantati nel cam. 1777 a Roma e nella primavera a Firenze. Ma ci arrestiamo qui a tempo.

Solo, per tornare ai Tre gobbi, conviene richiamarci alla memoria uno scenario così intitolato, che il Pantalone Pasquati con due bravi compagni recitò nel 1582 alla Corte di Mantova e incorse in un brutto scherzo da parte del Duca (Rasi, I Comici Italiani’l, Firenze, 1905, voi. II, p. 228 e Bocchia, La Drammatica a Parma, Parma, 1913, pp. II1-112. - La Farce des Bossus era fra le opere predilette di Tabarin, in Francia: Rasi, l. c., II, 558). La farsa dei Due gobbi e quella dei Tre gobbi finirono poi sul teatro dei burattini (P. Toldo, Nella baracca dei burattini, in Giorn. Sior’ t. cit., voi. LI, 1908, pp. 20, 45 e 40). Ma l’Equivoco dei due gobbi si recitò più volte a Venezia nel 1803 dalle compagnie Battistini e Fabbrichesi (v. Giorn. dei teatri comici, Venezia, 1824) e si recitarono i Tre gobbi nel 1825 dalla compagnia Maseberpa (teatro di S. Benedetto, 24 e 25 nov.: v. Gazzetta Privilegiata); e l’antica favola prestò ancora argomento, in tempi più recenti, a qualche scherzo teatrale in dialetto bolognese e in romanesco (v. Sarti, Il Teatro dialettale bolognese, Bologna, 1895, p. 196 e nota I). Nè cessò del tutto il favore sui teatri musicali, chè alla Scala di Milano si applaudirono nel 1796 e più tardi le Confusioni nate dalle somiglianze o sia i Due gobbi del maestro Portogallo.

Nessuno, ch’io sappia, ha mai giudicato degno di studio o d’attenzione il presente Intermezzo, del quale per fortuna rarissima si conserva la partitura manoscritta nella Biblioteca del Conservatorio Nazionale di Parigi, come ci insegna l’Eitner (Quellen-Lexicon cit., II, 440). Vi accennò poco fa il giovane Mario Penna, per travolgerlo in una medesima condanna con l’Amor fa l’uomo cieco. "Noi non ce ne occuperemo" dice dei due Intermezzi "perchè non ci offrirebbero nulla d’interessante, chè essi si direbbero fatti per dispetto tanta è la volgarità e l’insipidezza loro. V’è anzi da chiedersi se siano veramente del Goldoni" (Il noviziato di C. G., Torino, 1925, p. 77). La sentenza è ingiusta: fra Amor fa l’uomo cieco e la Favola de’ tre gobbi