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hanno qualche parentela con Li finti pazzi per amore, Intermezzo musicato da Rinaldo da Capua, 1769-70; e che un’altra "opera buffa" d’autore ignoto, con musica di Michele Mortellari, si udì l’anno 1779 nel teatro di S. Gio. Crisostomo, col titolo il Finto pazzo per amore: ma nulla ha di goldoniano. Il Wiel ricorda ancora a Venezia una Finta pazza nel 1747 e nel ’48 la Finta pazzia di Diana "pastorale giocosa", d’ignoti autori. E un Intermezzo, l’Incostante finta matta, quello stesso, pare, musicato dal Piccinini nel 1766, fu attribuito da Napoli-Signorelli ad Antonio Palomba di Torre del Greco (Schedilo, l. c., 283 e Florimo ed altri).

Come nella Contadina astuta e nel Finto pazzo, così nell’Amor fa l’uomo cieco Livietta, nella seconda parte, finge uno svenimento. Il Sonneck primo o fra i primi, si accorse che l’aria cantata da Cardone: "Non si move Non rifiata" e quella che Livietta canta in principio dell’Intermezzo: "Vi sto ben? Vi comparisco?” appartengono all’antico libretto della Contadina e non al Goldoni (Catalogue cit., vol. I, pp. 88-89 e 690). Ciò non ostante il Goldoni riconobbe come suo il presente Intermezzo musicato dal Chiarini (v. Autres pièces de théâtre de M. Goldoni ecc., alla fine del t. III dei Mémoires, Paris, 1787), che fu stampato dallo Zatta nel tomo XXXV della sua grande edizione, il quale comprende appunto gli Intermezzi (cl. 4, t. I, 1794). Non si trova nella raccolta più antica delle Opere Drammatiche Giocose del Goldoni, fatta nel 1753 dal Tevernin, e in nessun’altra. Di ben altri furti e saccheggi era stato vittima il vecchio commediografo, che delle due ariette e dell’Intermezzo del Pergolesi forse non si ricordava più, sia per la libertà che ai poeti teatrali si concedeva di mietere nei poderi altrui, sia per la pochissima importanza che il riformatore della commedia italiana attribuiva ai suoi facili scherzi per musica.

Del maestro Pietro Chiarini, nato a Brescia circa il 1717, quasi nulla ci dicono i biografi, costretti a copiarsi l’un l’altro. Lasciata Venezia, andò a Cremona, maestro di cappella. Nelle Memorie il Goldoni non lo nomina mai. Di lui si ricordano le seguenti opere serie: Argenide, 1738; Achille in Sciro, Venezia, 1739; Artaserse, Verona, 1741; Statira, Venezia, 1742; Meride e Selinunte, Venezia, 1744 (v. Fétis, Biographie universelle des musiciens etc. vol. II. 276; Eitner, Biographisch - Bibliographisches Quellen - Lexikon der Musiker etc., vol. II; Wiel, l. c.). Dice l’Eitner che sotto il suo nome si trova nel Conservatorio di Parigi lo spartito d’un’opera, intitolata Il Geloso schernito. È opportuno ricordare che con questo titolo fu recitato a Venezia un Intermezzo, insieme con la Zenobia del Metastasio, musicata da Girolamo Michieli (Wiel, p. 159).

G. O.