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Oh! la vuol esser bella

Al briccone.
Cardone. Non sia chi s’avvicini. (in atto di difesa con spada alla mano
Morto per morto.
Livietta. Date qua un bastone. (alli medemi
Cardone. La vita in cortesia.
Cedo, cedo, e m’arrendo.
Livietta. Fermatelo, miei fidi.
Cardone. Oh caso orrendo!
Ma tu chi sei, che tanto
Mi perseguiti?
Livietta. Son... sono Livietta.
Cardone. Mia cara, ah per pietà...
Livietta. Voglio vendetta.
Cardone. Bell’alma mia, perchè così sdegnosa
Con chi t’ama fedel? Se ti risolvi
Meco venir, io ti farò mia sposa1.
Livietta. Io sposa ad un infame?
A un furbo, a un giocator?
Io voglio un Cavaliere
Che passeggiar mi faccia col bracciere:
Vò cuffie, voglio stoffe e pettanlere2
Con scarpe riccamate alla gran moda,
E il paggio che mi regga ancor la coda.
Cardone. È assai che non brami ancor la gondola!
Livietta. E chi dice di no? Sì, questa appunto,
Questa avere vogl’io,
Per potermi dar aria in ogni luogo,
E non far, come fanno certe tali
Che in gondola sen vanno a tutte l’ore,
Mentre però lor viene mantenuta

  1. Fino a questo punto il Finto pazzo segue abbastanza fedelmente la Contadina astuta, benchè quasi a ogni riga ci siano piccoli ritocchi o veri mutamenti. Ora si saltano parecchi versi e l’aria di Livietta, incerta se sposare o no Tracollo: "Senti... non sarà mai. — Vorrei... non vuò parlar".
  2. Saltamindosso, spiega Patriarchi: poco decentemente da pet en l’air, dice Boerio: veste leggera e corta di seta.