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amoruccio a Chioggia con una educanda del convento di S. Francesco? Se badate a Urbani de Gheltof e vi fidate della sua fertile fantasia, apparteneva la fanciulla alla nobile famiglia Marangoni (C. Goldoni a Chioggia, in Ateneo Veneto, Serie VII, dic. 1883, vol. II, p. 330) e il giovine coadiutore la vedeva "recandosi a suonar le campane" nota. Vero è che l’idillio finì prestissimo, e contro la consuetudine di tutti i teatri, questa volta il vecchio tutore, brutto e malato, con l’aiuto di una esperta monaca, sposò bravamente la ragazza lasciando confuso e deluso l’ingenuo innamorato, che doveva poi creare la commedia italiana (Mémoires, P. I, ch. 19: nelle memorie italiane, scritte in parte a Venezia, si capisce perchè fosse taciuto tale episodio). Tuttavia nel ’34 anche il Goldoni non osò ribellarsi alla tradizione letteraria, anzi fu contento di poter mettere alla berlina il vecchio tutore sopra le scene, poichè la favola svolta nell’intermezzo è quella ben nota delle precauzioni inutili nel teatro francese (Dorimon, l’Ecole des cocus ou la Précaution inutile 1661; Molière, École des maris 1661, École des femmes 1662, Sicilien 1667; Fatouville, la Précaution inutile 1692; Sédaine, On ne s’avise jamais de tout 1761, dove c’è pure un tutore innamorato. ecc. ecc.) e quella in generale dei vecchi innamorati e ingannati, in tutti i teatri del mondo, fin dall’antichità.

In origine l’intermezzo della Pupilla constava di tre parti. Nella prima l’amante Giacinto si presenta in veste d’astrologo, ma non è un astrologo per forza come avviene nella famosa commedia di Calderon (el Astrologo fingido) tradotta da D’Ouville (Jodelet astrologue 1646) imitata da Tommaso Corneille (le Feint astrologue 1648) e da Giovanni Dryden (Evening’ s love or the Mock astrologer 1668, st. 1671). Non ricorda poi per nulla l’Astrologo di G. B. Della Porta ond’ebbe forse origine l’Albumazar, dramma lirico, in parte buffo, rappresentato a Venezia e a Bologna nel 1727 (con musica e poesia, credesi, del Buini). Solo per curiosità ricordiamo il Finto negromante, commedia "ridicolosa" di Lucio Livio (Venezia, 1629) e l’Astrologia amorosa di D. Raviccio (Venezia, 1650) e l’Astrologo non astrologo e gli Amori sturbati di Ottone Lazzaro Scacco (Genova, 1665): poichè più giustamente ci richiama a sè la commedia dell’Arte, dove fra gli scenari di Basilio Locatelli troviamo pure un Finto astrologo e un Falso indovino; e fra quelli di Flaminio Scala il Finto negromante, Flavio finto negromante, Isabella astrologo; e fra quelli della raccolta Correr l’Astrologo (del Porta); e ancora il Finto astrologo e Quattro medici, quattro astrologi e tre vammane nello Zibaldone del Sersale, a Napoli; e fra quelli recitati in Francia, Arlecchino finto astrologo ecc. (1716; Delisle, Arlequin astrologue 1727). Nè dobbiamo dimenticare il felice intermezzo intitolato Parpagnacco e Pollastrella (Venezia, 1707 v. più indietro, p. 54) ch’è forse una sola cosa con un altro intermezzo, intitolato l’Astrologo, recitato pure a Venezia nel 1731.

Nella seconda parte Rosalba è la finta ammalata e Giacinto un finto medico. Quante finzioni nel teatro e... nella vita Noi ricordiamo un’altra Finta ammalata goldoniana ben più famosa, una delle sedici commedie