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scritto a Milano fra il 1719 e il ’21 dal marchese Gorini Corio e un intermezzo derivato dal Gorini e attribuito falsamente al Gigli, la Moglie alla moda, edito con altri Componimenti teatrali a Siena nel 1759. Anche nel Conte Còpano ammiriamo le bellezze del dialetto veneziano, ma caratteri e azione risultano più deboli. Lugrezia ostessa e Carina locandiera si contendono il cuore del conte: quantunque la prima si travesta da barcariol (come la Bettina goldoniana negli Sdegni amorosi) e cerchi di turbare con gelosie e insolenze l’idillio di Copano e Carina, rimane infine delusa.

La Pupilla del Goldoni che nella stampa porta la data del 1735, fu recitata nel dicembre del ’34, durante la sesta rappresentazione del Belisario (Mémoires, P. I, ch. 36). Il pubblico l’accolse benevolmente (vol. I della presente ed., p. 105), non già calorosamente. La favola del tutore e la pupilla fin dal Seicento passò nella nostra penisola dal teatro comico francese, e trionfò in Italia ed in Francia e dappertutto nel Settecento. La Scuola dei mariti (1661) di Molière è il più famoso fra gli esempi antichi e il Barbiere di Siviglia (1772) del Beaumarchais fra i moderni, prima della Rivoluzione. Ma ecco, per chi ama i ricordi, le Tuteur (1695) di Dancourt e les Folies amoureuses (1704) di Regnard, ecco sul teatro della Comédie Italienne uno “scenario”, les Tuteurs trompés (1716), e proprio nel 1733 alcune scene recitate a Versailles con titolo somigliante (le Tuteur trompé); ecco nel ’34 la Pupille di Fagan, commediola in un atto per musica, e più tardi les Trois tuteurs (1754) di Palissot. E in Italia? Ecco il Trespolo tutore, dramma burlesco in prosa di G. B. Ricciardi pisano, rifatto in versi dal Villifranchi nel 1679, ecco il Ciapo tutore del Fagiuoli e gli altri tutori del faceto scrittor fiorentino che s’incontrano in altre commedie cominciate a stampare nel 1734 (l’Avaro punito, Non bisogna in amor correre a furia, l’Amante esperimentato, gli Amanti senza vedersi), ecco tutore e pupilla nelle Serve al forno del Nelli (st. solo nel 1751). Perfino i burattini a Firenze recitavano nel 1716 un Pulcinella tutore. Che dico? Il Goldoni stesso metterà in scena nel 1752 un tutore, anzi due tutori, l’uno onorato e fedele, l’altro negligente (vol. VII della presente edizione), e nel ’56 scriverà in versi la Pupilla (vol. XIV); e un altro Tutore. oserà impasticciare nel 1751 a Venezia il barcaiolo Ant Bianchi, e un altro (Don Tiberio tutore burlato) Gioacchino Landolfo a Napoli, dove tutori e pupille riempivano di liete note i teatri musicali (Pietro Trincherà, lo Tutore ’nnamorato, 1749; Antonio Palomba, la Pupilla, 1763; Pasquale Militotti, la Finta semplice o sia il Tutore burlato, 1769). Ricordo che lo stesso Filosofo di campagna, il dramma giocoso del Goldoni musicato dal Galuppi nel 1754, fu poi cantato a Bruxelles e a Londra nella veste di Tutore burlato. Una Pupilla (1764?) musicherà da giovine il Paisiello; una Pupilla rapita si canterà a Venezia nel ’63 e un Tutore ingannato nel ’74 e in fine una Pupilla scaltra (del m. Guglielmi) nel 95. Ma, per tornare ai tempi donde siamo mossi, poco dopo il 1730 Adolfo Hasse il Sassone aveva musicato a Napoli un vero intermezzo intitolato il Tutore, cioè Pandolfo e Lucilla'.

Il Goldoni poi non aveva bisogno di copiare i suoi personaggi dal teatro francese o italiano poichè li trovava più vivi nei ricordi della sua avventurosa esistenza. Prima di partire per Feltre, nel 1729, non aveva egli filato un