Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1927, XXV.djvu/365


ZOROASTRO 361
Credete non discerna la fonte dell’incanto?

Son delle vostre pari in voi le brame istesse:
Vi domina soltanto lo zel dell’interesse.
Vorreste che ella fosse di Battria la sovrana,
Per far la vostra sorte nel farle la mezzana.
Corina. Voi siete un indovino che ha fatto i studi suoi;
Ma io so indovinare talor meglio di voi.
Però col chiaro lume di certe stelle erranti
Conosco che voi siete il fior degl’ignoranti;
E nella scorsa notte la Luna mi ha svelato
Che voi, così parlando, sarete bastonato. (parte
Sidone. Possa crepar l’astrologa. Possa cotale augurio
Cader sopra di lei, per grazia di Mercurio.
E possa per vendetta di Venere sdegnata,
Essere dagli amanti derisa e disprezzata.
Quest’è il maggior castigo che femmina aver possa:
Il desio di piacere la rode infino all’ossa.
E quando si conosce dagli uomini negletta,
Che rabbia il cuor le macera, che rabbia maladetta!
Io la beltà non curo di donna ingannatrice:
Dell’amor delle stelle son lieto e son felice.
Se Venere propizia per me risplenderà,
Son certo che una stella tradir non mi potrà.
E la Luna? La Luna splendendo a quarti a quarti,
Come il cor delle donne divisa è in varie parti;
E poi se dagli astrologhi chiamasi dea cornuta,
Tal nome e tal figura in odio m’è venuta.
Sol Venere mi piace. Non vuo’ la mia fortuna
Far, come fanno tanti, in grazia della Luna.
Del povero Atteone l’esperienza osservo:
Chi seguita la Luna, suol diventare un cervo. (parte