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248 ATTO QUINTO
Talete. Fermati...

Artemisia.   Invan m’arresti...
(Mentre Artemisia fa forza per entrare, trattenuta da Talete, esce Euriso dal Mausoleo1.
Zeontippo.   Oh Dei, che miro?
Vedi, vedi Nicandro. Ei vive, ei viene.

SCENA IX.

Euriso e detti.

Euriso Consolati, reina...

Artemisia.   Oh Dei! Tu vivi?
Mostrami i segni, che la man crudele
Barbaramente nel tuo seno ha impressi.
Euriso Ah no, reina, nel suo sangue involto
Cadde il nemico di mia man svenato.
Entrato appena nell’avello oscuro,
Vidi all’incerto pallido chiarore
Delle languide faci il Perso audace
Che apriasi interno alla salvezza il varco.
Lo raggiunsi, l’uccisi, e invan tentando
Dalla morte fuggir, sull’urna stessa
Si abbandonò del barbaro la spoglia.
Artemisia. Ah colà appunto ben tre volte immersi
Nell’ancor palpitante iniquo core
Con viril destra avidamente il ferro.
Ma dove, oh Dei! tu ti celasti, e come?
Euriso Temei che aprisse il traditor l’ingresso
A novella congiura. Innoltro il passo
Per la porta dischiusa, il piè raggiro
Pel cammin tenebroso, e col favore
D’industriosi spiragli, in cui penètra

  1. Nel testo si legge soltanto: esce dal mausoleo.