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L’offerta è miserabile, la supplica è ardita, lo so e lo confesso con mio rossore, ma siete voi sì clemente, si docile, sì generoso, che mi lusingo non mi neghiate una si onorifica beneficenza.

Ho qualche fiducia ancora nella qualità dell’opera che vi offerisco; spero che ella non vi sia discara, non per lo scarso merito dell’infelice Autore, ma per l’argomento, su cui ella è lavorata. La mia Dalmatina è una di quelle Commedie, che in Venezia principalmente mi hanno fatto il maggior onore. Ho veduto il popolo interessato ad accoglierla, e farle festa. Si tratta in essa di una nazione fedele e benemerita alla Repubblica Serenissima; si tratta in qualche maniera del nome glorioso de’ Veneziani, del valor de’ Schiavoni, e del rispetto che gli uni e gli altri esigono principalmente sul Mare. A chi meglio può convenire la protezione di quest’opera teatrale, fondata sul vero, lavorata sul verisimile, a chi meglio può essere raccomandata, che ad un PISANI, che vale a dire ad uno de’ primi sostenitori del decoro, dell’onor della Patria, il di cui zelo ha tutto sagrificato al bene, allo splendore, alla tranquillità dell’Adriatico Impero? Sono ormai dieci Secoli, che l’illustre possente vostra Famiglia adorna cogli antichissimi fregi suoi il Dominio de’ Veneziani. Da Pisa, temuta un tempo e invidiata, vennero i valorosi Antenati vostri ad accelerare i fortunati progressi della Repubblica di Venezia. Vi occuparono i primi posti, crebbero sempre in merito ed in splendore, utili alla Patria loro, e cari sempre ai loro Concittadini. Troppo lungo sarebbe se si volesse i più famosi soltanto rammemorare. Basterebbero per formare l’elogio di una Famiglia i supremi valorosissimi due Comandanti della Veneta armata, NICCOLÒ e VETTORE. Se ne ricordano ancora gl’inimici un tempo della Repubblica, e sarà sempremai memorabile la stima e l’affetto con cui Pietro Re di Catalogna riguardò il primo di essi, dichiarando esso, e i Figliuoli, e i Nipoti suoi liberi Baroni in perpetuo. Qual Fama non lasciò al Mondo del suo valore e della sua costanza un LORENZO PISANI, che morì in servigio della sua Patria, combattendo sotto le mura di Candia? Qual pianto costò a Venezia l’amara perdita di GIAN ANDREA,