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62 ATTO TERZO
Devo la mia fortuna. Ella è innocente,

E tradirla potrei? Ah! pria sul capo
Mi piombino dal ciel fulmini orrendi.
Misera umanità! l’uomo infierisce,
E la donna è crudel contro la donna?
Ah Teodora crudel, e delle belve
Ragionevole men e più feroce!
Più di libica selva il cuor umano
Carco è de’ mostri, ed oh! che mostri orrendi!
Invidia, gelosia, sdegno, vendetta,
Odio, interesse, ambizion, superbia.
Ma il più crudel, ma il più possente è amore.
Amor è quel che di Teodora in seno
Tanti mali produsse. In van si affida
Aver però dalle mie man vendetta.
Già la notte si avanza. Il benefizio
Dell’ombre servirammi a porre in salvo
Antonia dalle insidie. I dei superni
Avran con lor poter cura del resto. (parte

SCENA X.

Belisario.+

Odi, Narsete... Non m’ascolta e parte?

Divenne forse mio nemico anch’egli?
Che sarà mai? Cesare a sè mi chiama,
Poi vedermi non vuol? Degli Affricani
Mi commette l’impresa, e fa il suo cenno
Che altri mi porga? Perchè mai? Non sono
Degno più de’ suoi sguardi? In un sol giorno
Così cangia per me volubil sorte?
Innocente son io; ma se ricusa
Udirmi, han trionfato i miei nemici.
Se sdegnato il silenzio egli m’impone,