Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1926, XXIII.djvu/584

580
La man sospendi, e contro un innocente

Non infierire. Io son la rea; lo sdegno
Sfoga contro di me.
Teodora.   Nè tu impunita
Superba andrai, nè Bellisario illeso.
Antonia. Rendimi almen quel foglio; a me concedi
Una volta baciarlo, e poi m’uccidi.
Teodora. Lo speri in van.
Antonia.   Ma che rimiro? a questa
Volta sen corre il traditor Filippo;
Fuggo l’incontro, e agli occhi suoi m’involo.
(parte correndo

SCENA II1.

Teodora e Filippo.

Filippo. Tanto non fuggirai, ch’io non ti giunga ecc.

.     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     
Teodora. Senti, e stupisci; Bellisario è quello
Che ardì tentar la mia costanza, e cose
Tali mi disse, che arrossir mi fanno
Sol nel pensarvi, e lagrimar m’è forza.
Filippo. Egli adorava Antonia, or come in petto
Nuova fiamma nutrisce? Ha forse adesso
Cangiato amor?
Teodora.   Questo non so; ma un core,
Ch’è già avvezzo ai delitti, orror non sente ecc.
.     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     
Filippo. Cadrà quel disleal, lo giuro ai Numi.
Teodora. Misero Giustiniano!
Filippo.   Apprenda adesso
A profonder più cauto i suoi favori;
Pur troppo spesso avvien, che i primi onori

  1. Corrisponde alla se. IX del 2. atto.