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514 ATTO TERZO
Sì, vedrete s’io v’amo. Il regno tutto

Sconvolgerò, vendicherò col ferro
Di Ruggiero l’insulto. E se Costanza...
Matilde. Questo gran sacrifizio è troppo tardo.
Tutto è inutil per me. Pria dovevate
Togliermi altrui col farmi vostra: adesso
Che importa a me, che la Sicilia tutta,
E colei cui la man porger dovete,
Siano in cener ridotte? Io già non posso
Esser più vostra, e voi più mio non siete.
Ma se debole troppo io mi lasciai
Sedur da un’alta speme, avrò valore
Per occultarne il dispiacere almeno.
Sì, vedrà il nuovo re della Sicilia,
Che la sposa d’Ormondo ha già finito
D’esser d’Enrico la fedele amante.
(va frettolosamente nel suo appartamento

SCENA VI.

Enrico, poi Costanza dal suo appartamento'.

Enrico. Ma se avessi potuto... Ahimè, sen fugge;

Nè seguirla poss’io senza periglio
Dell’onor suo, dell’onor mio. Matilde,
Malgrado, oh Dio! de’ giuramenti nostri,
Siam divisi per sempre? Era illusione
Dunque la bella idea di possederti?
Ah mia bella crudel, quanto mi costa
L’averti amato! Mi rinfacci, ingiusta,
Di traditor, perchè con altra io fingo?
Io di te che dirò, sposa d’Ormondo?
Infelice amor mio, tanta sventura
Chi predetto t’avria? Che creder deggio