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DON GIOVANNI TENORIO 299
Elisa.   Eh, t’ingannasti.

Carino. No, no, non m’ingannai, era animale
Come siam noi.
Elisa.   Un uom vorrai tu dire?
Carino. Appunto.
Elisa.   Or mi sovviene. Era il famiglio
Di Coridon, che di Nerina è il damo:
Quel zotico pastor, che dà sovente
Altrui piacer coi sciocchi detti.
Carino.   Intendo;
E tu piacere più d’ogni altra avesti.
Elisa. Rider certo mi fe’.
Carino.   Chi sa, che piangere
Forse un dì non ti faccia?
Elisa.   E perchè mai?
Carino. Basta... Come si chiama?
Elisa.   Oh, che mi chiedi?
Non conosci Pagoro?
Carino.   Io non lo vidi
Mai vezzoso così, mai così altero!
Elisa. (Ahi, comincio a temer d’esser scoperta).
Carino. Ma che mai ti promise, e che giurotti
Di far per te?
Elisa.   Promise alla mia cerva
Ritrovar un compagno.
Carino.   (Affé, la cerva
Il compagno trovò). Ma pur di sposa
Parvemi udir il nome.
Elisa.   Ebben, la sposa
Sarà allor la mia cerva.
Carino.   A dir l'intesi,
Che tu sposa sarai.
Elisa.   Questo ancor disse.
Soglion tutte le Ninfe all’uomo stolto
Esibirsi in ispose, ed ei sei crede.