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LA GRISELDA 253
Fin che morte sen venga, e ancor morendo

Serberò del mio Re l’alto comando.
Almeno il figlio mio stringer potessi,
Fuss’egli meco almen: ma temo (oh Dio!)
Che il traditor gl’abbia trafitto il seno.
Il genitore meco almen qui fosse;
Ma temo (oh Dio!) che della mia partenza
L’abbia ucciso il dolor. Potessi almeno...
Ma qui Oronta e Roberto! Io mi ritiro,
Il Re ubbidisco, e in libertà li lascio.
(si ritira in disparte
Oronta. Eccomi, o Prence, sul fatal momento
Di perderti per sempre, e pure ancora
T’amo, bell’idol mio.
Roberto.   Quivi Gualtiero
Ci vuole uniti, e perchè mai? L’arcano
Io comprender non so; ma ad onta ancora
D’ogni avverso destino, io voglio amarti.
Oronta. E vo’ teco morir, Roberto amato,
O vivere con te. (Griselda si fa vedere
Roberto.   Ma qui nascosta
Tutto vede Griselda.
Oronta.   Oh me infelice!
Tutto a Gualtier dirà.
Griselda.   Non vi turbate,
Non temete di me, poichè son cieca.
Roberto. Io da Oronta prendea l’ultimo addio.
Oronta. Imponeva a Roberto il suo congedo.
Griselda. Meco invan vi scusate. Io già son sorda.
Oronta. E vicina al gran passo, e con intorno
Tanti affanni e timori, ancor non giungo,
Roberto, a disperar.
Roberto.   Quest’è un inganno
Dell’ardente desio. Sembra lontano,
Quanto appunto è vicin, nostro periglio.