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ROSMONDA 157
Rosmonda.   Ahimè, che dici?

Cratero. Superati dal sangue i giusti affetti
(Che non durano eterni), a nuova vita
Ti trarrà la sua morte.
Rosmonda.   Ah, non fia vero!
O tu menti, Cratero, o nel mio seno
Con più salde radici amor s’imprime.
Ma deh! potessi rivederlo almeno.
Tu al carcere mi guida, io ti scongiuro
Per i numi del ciel.
Cratero.   Tra pochi istanti
Qui lo vedrai, se di vederlo hai brama;
Eccolo fra custodi; a lui favella
Pria ch’il re te lo vieti, e quei momenti
Che cortese ti dona il fato amico,
Usa cauta in tuo prò. Placa l’altero,
Modera il suo furor. Piangi, sospira,
Ch’inutil non sarà forse il tuo pianto. (parte

SCENA V.

Rosmonda, poi Alerico fra guardie.

Rosmonda. Oh Dei! tremo in vederlo. Io non ho cuore

D’alzar le luci a rimirarlo in volto.
(si trattiene alquanto in disparte
Alerico. Oh crudeli del fato aspre vicende!
Io re possente, io genitor felice,
In un sol dì perduti ho figli e regno?
Perdite dolorose, ambe possenti
Ad avvilire il cor più saldo e forte.
E un gran bene il regnar: mirar soggetti
Gli uomini al suo voler, che per natura
Eguali sono al re. Dispor col cenno
Del destin de’ mortali; e se non puote