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ROSMONDA 115
Sì bella fiamma amor destemmi, e allora

A volerla in isposa il cor m’indusse.
La chiesi a te, tu la negasti, e quale
Ragion, barbaro, avesti onde negarla
Giustamente ad un re? Non era il nodo
Degno forse di te? Parla, rispondi.
Alerico. Al principe de’ Russi avea promessa
La destra sua; pegno di nostra pace
Fu Rosmonda fra noi; nè sa Alerico
Mancar di fè.
Germondo.   Dunque antepor ti piacque
Un nemico all’amico. Io lo costrinsi
A chiederti la pace, e tu vorrai
A lui dar la mercede a me dovuta?
Ah vedi chi è l’ingrato e chi fu il primo
A tradir l’amicizia.
Alerico.   E tu dovevi
L’amorosa follia portar tant’oltre
Che ti fesse scordar de’ sagri patti?
Germondo. Orsù, cedano omai le gare e l’onte,
E ritorni fra noi l’antica pace.
Sia mia Rosmonda e a te rimanga il regno.
Alerico. Pria che tua sia Rosmonda, il sommo Giove
Tutti i fulmini suoi vibri al mio capo.
D’empio Dite le furie e di Cocito
Vengano tutte a lacerarmi il seno;
E l’alma uscita dalla fragil spoglia
Negli Elisi non trovi il suo riposo.
Mi oda l’ombra d’Attilio e m’odan tutte
Del cielo, della terra e degli abissi
Le tremende deità. Perpetuo io giuro
Odio al re di Norvegia, e tu, superbo,
Non ti vantar dall’odio mio sicuro;
Cangierà l’empia sorte e veder spero
Temer del vinto il vincitore audace. (parte