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Frontino. S’io non deggio esservi, me n’anderò. (al sarto, con movimento di collera

Conte. No, no, non temete. Frontino è antico di casa, e non v’è dubbio che parli. (al sarto) Frontino, Voi vedete, signore, che... (al sarto, con qualche vanità

Sarto. No, amico, (a Frontino) Non parlo per voi, ma... guardate se mai qualcuno venissse. (mette con cautela nelle mani di Frontino) uno scudo.

Frontino. (Uno scudo! mai più ho avuto tanto). (a parte

Sarto. Signore, comprendo dalla natura del vostro progetto che voi non siete naturalmente inclinato alla pompa, ma che saggio e prudente qual siete, volete far sagrifizio alla decenza, alla convenienza. Mi reputo fortunato di avere avuto l’onore di conoscervi. Io stimo e venero i cavalieri che pensano come voi, e rido di quelli che si rovinano, e ch’ io aiuto a rovinare colla moda e col fasto. Voi avete trovato in me il sol uomo che può convenirvi. Siate tranquillo. Avrò la maniera di soddisfarvi.

Conte. (Credo che sia costui l’uomo il più accorto, il più astuto....) (a parte) Ebbene, voi mi farete dunque i quattro vestiti... (al sarto

Sarto. Signore, vi domando perdono. La vostra idea non è praticabile. Sarei forzato di farvi pagare, mio malgrado, estremamente caro il ricamo; e la mia delicatezza non mi permette di farlo.

Conte. (La sua delicatezza! oh! avrà da far con me), (a parte

Sarto. Voglio confidarvi un segreto che ho custodito sempre gelosamente, e che apporterebbe del pregiudizio al mio credito e al mio decoro, se traspirasse nel pubblico. Tal che voi mi vedete, sarto della corte, sarto de’ principali signori di Parigi, io faccio andare in segreto, e sotto altri nomi, un commercio fioritissimo di rigattiere... Conte, Come! Un commercio di rigattiere! voi che avete carrozza?....

Sarto. Ebben, signore, questo commercio sordo, segreto, è quello appunto che mantiene la mia carrozza.