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Frontino. E ancora alla porta. Ha licenziato la sua carrozza, e dà degli ordini ai suoi servitori.

Conte. Ai suoi servitori?

Frontino. Sì, signore.

Conte. Ma, a proposito di servitori, è necessario che tu scriva immediatamente al mio fattor di campagna, affine ch’egli mi spedisca sei uomini, giovani, di buon aspetto, e de’ più grandi che trovar si possano nel feudo, o in que’ contorni, affine che il sarto possa loro prendere la misura degli abiti di livrea.

Frontino. E volete vestire sei paesani?...

Conte. Sì, per i giorni del mio matrimonio. Tu dirai al fattore che, per tutto il tempo che resteranno qui, passerò loro le loro giornate come alla campagna, che di più saranno alimentati. Tu conosci questa sorte di gente. Non li caricare di nutrimento.

Frontino. Oh! non temete, signore. Non moriranno di indigestione.

Conte. Tieni. Ecco le chiavi dell’argenteria. Fa in maniera che tutti i pezzi sieno esposti, che tutti sieno impiegati.

Frontino. Ma, signore, la vostra argenteria è sì antica e sì nera... converrebbe almeno farla ripulire.

Conte. L’argento è sempre argento.... Ma ecco il sarto, a quel che mi pare.

Frontino. E desso precisamente, (verso la scena) Entrate, signore, entrate.

SCENA V1

Il Sarto ed i suddetti.

Sarto. Servitore umilissimo di vossignoria illustrissima.

Conte. Venite, signor mastro. Io vi aspettava con impazienza. Vorrei quattro vestiti per me, e dodici livree per i miei staffieri.

  1. E la scena 6 del ms., completamente rifatta.