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il periodo repubblicano nella partita a scacchi Geronte non diceva più scacco al re, ma scacco al tiranno! (Porel et Monval, L’Odéon, 1876, pp. 140, 91).

1794, 20 agosto. Torna sulla scena - a 73 anni! - il Préville. Ci vedeva poco, gli si annebbiavano le idee, ma "le finezze della sua dizione, la verità della sua azione sono sempre inimitabili... Egli fa pensare a certi quadri, de’ quali il tempo ha sbiadito i colori, mentre il disegno rivela ancora un artista di genio. Fu una vera festa di famiglia. Il pubblico accorse" (Olivier, op. cit. pp. 95, 96). Lo secondarono il Molé, il Fleury, il Dazincourt, il Naudet, La Contat, la Lange e la Devienne - i migliori, (Porel et Monval, op. cit. p. 145) e con essi ripete il B. b. il 9, 17 settembre ed il 7 novembre (Olivier, op. cit., p. 96).

1796, 18 febbraio al Théâtre de la Rue Feydeau. Ne togliamo la notizia a una ricevuta per lire 60, 19 soldi e 6 denari rilasciata dal citoyen Goldoni neveu, au nom et comme seul heritier de feu Goldoni, son onde, auteur du B. b., ecc. (11 documento autografo è nella collezione di Vittorio Scotti a Milano e fu pubblicato nel 1907 nella Misceli, del Teatro Manzoni per il 2 centenario di C. G. p. 83). Al Théâtre de la Rue Feydeau, era passata dal 1795 la compagnia del Théâtre National, alla quale appartenevano parecchi attori della Comédie, usciti allora dal carcere, ed era con loro pure il Molé sfuggito per sua ventura alla sorte dei compagni (Olivier, op. cit. pp. 95, 97). La Comédie non s’era ancora ricostituita. Così si spiega forse che Antonio Goldoni nipote percepisse quale erede diritti di autore dopo la cessione fattane dallo zio e dal nipote solennemente confermata.

1799, 24 gennaio. Il Théâtre de la République per fallimento del direttore chiude con la recita del B. b. e del Menteur (Corneille) (Porel et Monval, op. cit., p. 308).

1826, 3 maggio. Su questa recita si legge nei Miei tempi di Angelo Brofferio, arrivato quel giorno a Parigi. "Alla sera benché stanco del correre ch’io feci tutto il giorno, non potei trattenermi da assistere alla rappresentazione del Burbero benefico di Goldoni al Teatro Francese, la quale pareva proprio destinata per il mio arrivo in Parigi. Recitavano Lafont, Batiste, madamigella Levert, madamigella Georgina Mars, nipote della grande attrice: ma per quanto fosse perfetta l’esecuzione, mi divertii poco; non nuova cosa per me alla rappresentazione di questa commedia che si vorrebbe inalzare come il capo d’opera del teatro goldoniano. Ditemi la verità, amici lettori, vi siete voi divertiti molto nei nostri teatri alla rappresentazione del Burbero benefico? Vi trovaste il medesimo diletto che avete tante volte trovato agli Innamorati, alla Bottega del Caffè, alle Gelosie di Zelinda e Lindoro, al Curioso accidente, al Ventaglio, alla Sposa sagace? Non vi parve quella commedia francese di Goldoni un po’ fredda, un po’ mancante d’intreccio, di vivacità, di passione? Pensateci sopra ben bene, e sono sicuro che mi risponderete affermativamente". E cita l’esempio del Rossini, altro genio italico trapiantato a Parigi, per concluderne che il commediografo e il compositore resero con le loro opere composte colà omaggio al gusto francese, ma sacrificando l’originalità dell’arte loro (I miei tempi, vol. III, pagg. 124, 125, Torino, Streglio, 1895).