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scena col Rousseau che è uno degli episodi più argutamente drammatici delle Memorie, fu con poco felici aggiunte diluita da C. Antona Traversi in una sua commediola: C. G. chez J.J. Rousseau (L’Italie et la France, febb. 1907). Tre settimane innanzi la recita la marchesa du Deffand invitò il Goldoni a leggere la commedia nel suo salotto. L’autore, accompagnato da Domenico Caracciolo, ambasciatore del re di Napoli, s’affrettò a contentarla. Di questa lettura la marchesa scrisse il giorno dopo a Horace Walpole: "Il [Caracciolo] m’amena hier Goldoni pour me lire une comédie qu’on appelle Le Bourru bienfaisant; on m’en avait dit tant de bien que je desirais de l’entendre. Je fus bien attrappée, c’est la pièce la plus froide, la plus piate qui ait paru de nos jours". Le Memorieignorano questo piccolo disastro. Il Carrera credette di scorgerne la ragione nel fatto che il Goldoni doveva esser pessimo lettore delle cose sue. (C. G. quale attore e lettore dei suoi componimenti- Centenario in onore di C. G.Roma, 1 893). Ma fu proprio lui a leggere? Per gran ventura né la fredda accoglienza nel salotto della du Deffand né i foschi pronostici del Rousseau furono di cattivo augurio, e per il "phenomène singulier " v’era in generale un’attesa benevola. "On nous fait espèrer", scriveva la Correspondance del Grimm, "d’y voir incessament répresenter une pièce... intitulée: Le b. b. Elle est attendue avec impatience" (cfr. Masi, Scelta ecc., voi. II, p. 571) — annuncio che per essere apparso nel novembre 1771 dovette coincidere con la prima rappresentazione seguita a Parigi il 4 di quel mese. Il giorno dopo la commedia si diede a Fontainebleau. Delle lietissime accoglienze fatte all’opera sua e del suo stato d’animo durante la prima recita il Goldoni fece questo delizioso quadretto; "Io m’ero nascosto, come avevo sempre fatto in Italia, dietro la tela che chiude la decorazione; non vedevo niente, ma sentivo i miei comici e gli applausi del pubblico; passeggiavo in lungo e in largo affrettando il passo durante le situazioni vivaci, rallentando durante i momenti d’interesse, di passione, contento dei miei attori e facendo eco agli applausi del pubblico. Finita la commedia sento applausi e grida che non finivano più. Giunge il signor D’Auberval [Stefano Domenico D’Auberval, attore della Comédie dal 1760], era lui che doveva condurmi a Fontainebleau. Credo che mi cerchi per farmi partire: niente affatto; venite, mi dice, dovete mostrarvi. — Mostrarmi! A chi? — Al pubblico che vi vuole. — No, amico mio, via via subito, io non potrei sostenere.... — Ma ecco Le Kain [Enrico Luigi Cain, 1729-1778, il miglior tragico della Comédie nel 700] e Brizard [Giovan Battista Britard detto Brizard] che mi prendono per le braccia e mi trascinano alla ribalta. Avevo visto degli attori sostenere con coraggio simile cerimonia; io non vi ero abituato; in Italia non si chiamano i poeti sulla scena per complimentarli, non arrivavo a capire come un uomo potesse dire tacitamente agli spettatori: eccomi qua, signori, applauditemi. Dopo aver sostenuto per qualche secondo la posizione per me più strana e più imbarazzante, rientro finalmente, attraverso il vestibolo per andare alla carrozza che mi aspettava; incontro tanta gente che veniva in cerca di me; non riconosco nessuno e scendo con la mia guida; monto in carrozza dov’erano già mia moglie e mio nipote; il buon esito della mia commedia li faceva pianger di gioia e la storia della mia comparsa sulla scena li facea morir dalle risa" (Memorie, III, cap, XVI).