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GLI AMANTI TIMIDI 19

Giacinto. Osservi quella verità... quella delicatezza del colorito. Osservi quel panneggiamento; e quella mano?1 Oh quella mano! Benedetta sia quella mano!

Roberto. Tutto va bene. La pittura è bellissima; ma circa la somiglianza non ci vedo portenti. Che ne dici, Arlecchino? Che te ne pare?

Arlecchino. Che xe qualcossa. Ma el poderia someggiar da vantazo.

Giacinto. Circa la somiglianza... dirò... non faccio per dar contro al mio padrone; ma questo è un dono di natura, è un talento che non si può acquistare con l’arte. Per esempio... Io, veda... io... per rassomigliare ho un dono particolare.

Roberto. Bravo! Siete anche voi pittore )

Giacinto. Vuol veder qualche cosa del mio?

Roberto. Vi ringrazio, ora non ho tempo. (Vo’ vedere di darlo subito alla signora Dorotea. Posso far meno per soddisfar le di lei premure, ed il mio cuore medesimo?) (da sè) Arlecchino.

Arlecchino. Signore.

Roberto. (Darai la mancia a quel giovane). (piano)

Arlecchino. (Quanto?)

Roberto. (Quel che ti pare. Sai ch’io non amo di farmi scorgere). (piano ad Arlecchino, e parte)

SCENA IV.

Arlecchino e Giacinto.

Giacinto. (Mi pare abbia dato qualche ordine in mio favore). (da sè)

Arlecchino. El me padron m’ha ordenà de darve una piccola recognizion per el vostro incomodo...

Giacinto. Oh! signore... (cerimonioso)

Arlecchino. Tolè, amigo, per l’acquavite, (allunga la mano per dargli il danaro.)

  1. Ed. Zatta: Osservi quel panneggiamento e quella mano. Oh quella mano!