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178 ATTO TERZO

Lindoro. Che facevate voi con mia moglie? (a don Flaminio)

Flaminio. Dirò la verità. Amore mi ha condotto segretamente; era in casa di Barbara, ch’è l’amor mio. Venuta è Zelinda a sorprendermi, a correggermi, a illuminarmi, ed è opra sua il sagrifizio che fo della mia passione, ed il perdono ch’io imploro dal genitore.

Roberto. Oh cielo! (giubilante) ah che ne dite? È una femmina virtuosa? (a donna Eleonora)

Eleonora. Sposerà la vedova il signor don Flaminio? (a don Flaminio)

Flaminio. Farò tutto quello che mi comanderà il genitore.

Roberto. Sì, caro figlio, che tu sia benedetto. Ti perdono, ti abbraccio. Sono pien di consolazione. E voi siete ancor persuaso? (a Lindoro, con ansietà)

Lindoro. Ma quella lettera verificata a puntino? Quella lettera trovata in man di Zelinda?

Roberto. Non era scritta da Fabrizio alla figlia dello speciale?

SCENA ULTIMA.

Fabrizio e detti.

Fabrizio. Non signore, vi domando perdono. Ecco la soprascritta, ecco il nome a cui era diretta, ed ecco la lettera scritta a me dal padrone, per recapitarla alla cantatrice. (fa vedere tutto a Roberto)

Roberto. Leggete, se sapete leggere. Ah, che ne dite? (a Lindoro)

Lindoro. (Son confuso, non so che dire). (da sè)

Roberto. Conoscete ora qual moglie avete? Conoscete ora il merito suo, la sua innocenza, la sua bontà?

Lindoro. (Arrossisco di me medesimo. Non ho cuore di mirarla in faccia). (da sè, addolorato)

Roberto. Zelinda, vostro marito è confuso, è pentito, non ha coraggio. Eccitatelo voi; fategli animo voi.

Zelinda. Ah non mi guarda nemmeno. Mio marito ancor mi crede... Mio marito non m’ama più. (piangendo)