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142 ATTO SECONDO

Fabrizio. Io ho molto più interesse di voi in quest’affare. V’è noto se mi giovarebbe1 a tacere, ma trattandosi dell’onor nostro, per giustificare anche la vostra condotta, sono costretto a confessare la verità. (a Zelinda)

Zelinda. (Don Flaminio è sacrificato). (da sè)

Lindoro. Vedete, signore, se i miei sospetti... (a don Roberto)

Roberto. Ma tacete una volta. Lasciate parlare a lui... (a Lindoro, accennando Fabrizio)

Fabrizio. Signore, voi sapete che le colpe d’amore son colpe umane... (a don Roberlo)

Lindoro. Amori simili sono delitti, sono iniquità...

Roberto. Voi mi fareste venir la rabbia. (a Lindoro)

Fabrizio. Ma voi, Lindoro, perchè cosa vi riscaldate?

Lindoro. Corpo di bacco! non ho motivo di riscaldarmi?

Roberto. Perderò la pazienza. (a Lindoro) Seguitate il vostro discorso. (a Fabrizio)

Fabrizio. Amor m’ha acciecato, amor m’ha consigliato.

Roberto. Siete voi quello ch’ha scritto questa lettera?

Fabrizio. Sì signore, l’ho scritta io.

Lindoro. Siete voi che ama, e che seduce Zelinda?

Fabrizio. Che parlate voi di Zelinda?

Roberto. Questa lettera fu trovata su quel tavolino.

Lindoro. Questa lettera parla chiaro... Ma no, non siete voi che l’avete scritta. Chi l’ha formata è lontano, voi siete qui: siete un impostore, un bugiardo.

Fabrizio. Adagio un poco: se mi darete tempo a parlare, saprete tutta la verità. (Prego il cielo di non imbrogliarmi). (da sè)

Zelinda. (Non capisco niente. Dove mai va a battere la sua finzione?) (da sè)

Lindoro. V’assicuro... (a don Roberto)

Roberto. Sentiamo. (a Lindoro con impazienza)

Fabrizio. Voi conoscete, signore, la figlia dello speziale del vostro castello.

  1. Forma dialettale. Nelle altre edizioni: gioverebbe.