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L'OSTERIA DELLA POSTA 241

Contessa. Per l’appunto; come avete voi cognizione di mia persona?

Marchese. Non siete voi destinata in isposa al marchese Leonardo de Fiorellini?

Contessa. Siete anche di ciò informato?

Marchese. Sì. certamente. Il Marchese è mio amico, e so che dovea portarsi a Milano per concludere queste nozze. (Vo’ tenermi celato fin che arrivo a scoprire qual novità l’abbia fatta movere dal suo paese).

Contessa. Signore... chi siete voi, per grazia?

Marchese. Il conte Aruspici, capitano delle guardie del Re.

Contessa. Siete amico del marchese Leonardo?

Marchese. Sì, certo, siamo amicissimi.

Contessa. Potrei lusingarmi di ottenere da voi una grazia?

Marchese. Comandate, signora. Mi darò l’onor di obbedirvi. (il cameriere viene con l’acqua e la presenta alla Contessa)

Contessa. Con permissione. (al Marchese)

Marchese. Vi supplico d’accomodarvi. (le dà una sedia; la Contessa siede, e poi beve l’acqua) (Il suo volto mi persuade, son contentissimo della sua gentilezza). (siede) (Il cuore vorrebbe ch’io mi svelassi, ma la curiosità mi trattiene). (Il cameriere parte)

Contessa. Vorrei che con tutta sincerità, da cavaliere, da uomo d’onore qual siete, aveste la bontà di dirmi di qual carattere sia questo signor Marchese, che mi vien destinato in isposo.

Marchese. Sì, signora, m’impegno di farvene intieramente il ritratto. Lo conosco assai per poterlo fare, e lo farò esattissimo, ve lo prometto. Permettete però, ch’io vi chieda primieramente per qual ragione qui vi trovate, e non piuttosto in Milano, dove, secondo il concertato, dovea portarsi il marchese Leonardo per isposarvi.

Contessa. Ve lo direi francamente, ma ho timore che si risvegli mio padre, e se mi trova qui con un forestiere...

Marchese. Sarà per voi una scusa assai ragionevole, trattenendovi con un amico del vostro sposo.

Contessa. Non dite male. La ragione è onestissima.

Marchese. Favorite dunque...