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234 ATTO SECONDO


letta la lettera, avrà inteso ciò che m’interessa rapporto a don Alessandro, e arrossirà, io spero, de’ suoi ingiuriosi sospetti. Se verrà alcuno a visitarmi, secondo il solito, uscirò di casa, e farò accompagnarmi, o in carrozza, o a piedi, come potrò. Fra le inquietudini del marito, non vo’ perder di vista il maritaggio di donna Aspasia. Ho mente che val per tutto, e posso provvedere agli affari miei, senza scaldarmi il capo. Farmi di sentir gente. Converrà ch’io apra, e che mi serva da me medesima; ma mi consolo che il signor marito farà lo stesso. (va ad aprire la porta)

SCENA XI.

Donna Aurelia e la suddetta.

Giulia. Oh! donna Aurelia, che onore è questo che m’impartite?

Aurelia. Il vostro segretario mi ha fatto sapere che desiderate parlarmi, e non ho tardato a ricevere i vostri comandi.

Giulia. Sono molto tenuta alle vostre finezze.

Aurelia. Mi ho fatto accompagnare fin qui dal signor don Ridolfo Presemoli...

Giulia. Permettete ch’io vi prenda una sedia...

Aurelia. E sono restata sola, e non ho trovato nessuno...

Giulia. Scusate se non vi è un servitore...

Aspasia. E sono salita le scale così da me...

Giulia. Per una certa avventura...

Aurelia. Ho chiamato, e non rispondendo nessuno...

Giulia. Trovandomi senza la cameriera...

Aurelia. E così a caso sono venuta innanzi.

Giulia. Accomodatevi.

Aurelia. Che cosa avete da comandarmi?

Giulia. Donna Aurelia, voi sapete che ho per voi della stima, e che professandomi vostra amica...

Aurelia. Mia madre m’ha imposto di farvi i suoi complimenti.

Giulia. Obbligatissima. Che fa donna Fulgida?

Aurelia. Al solito. Sempre male.