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UN CURIOSO ACCIDENTE 171

Filiberto. Credete voi ch’egli voglia partire sì presto? (a Guascogna)

Guascogna. Mi disse, che se non aveva da voi qualche buona risposta, andassi pure ad ordinare i cavalli.

Marianna. Gran dolor per un padre il dire: non vedrò mai più la mia figlia!

Filiberto. Vedete, se il vostro padrone è un barbaro, è un ingrato? Poteva io fare per lui più di quello che ho fatto? Ed egli può usarmi maggiore barbarità? Strapparmi dal cuore la figlia, senza che io la possa nemmen vedere?

Guascogna. Io credo ch’ei ve la condurrebbe dinanzi assai volentieri, se non temesse gli sdegni vostri.

Filiberto. Perfido! Ho da lodarlo per sì bell’azione? Ho da ringraziarlo del suo tradimento? Sfugge i rimproveri di un padre offeso. Gli scotta il sentirsi dir traditore?

Guascogna. Ho capito. Con permissione. (in atto di partire)

Filiberto. Non gli diceste mai, che ardissero di venir da me. Io non li voglio, io non li desidero.

Guascogna. Ho capito benissimo. (La natura non può mentire). (parte)

SCENA IV.

Monsieur Filiberto e Marianna.

Marianna. (La cosa è vicina ad accomodarsi).

Filiberto. (Mio danno. Mi sta bene. Mio danno).

Marianna. Signore, per divertirvi un poco, posso or parlarvi degli affari miei?

Filiberto. Non mancherebbe altro per inquietarmi, che tu mi parlassi del tuo matrimonio. Odio questo nome fatale, nè vo’ sentirne a discorrere fin ch’io vivo.

Marianna. Voi vorreste, a quel ch’io sento, che finisse il mondo.

Filiberto. Per me è finito.

Marianna. Povero padrone! A chi anderanno le vostre facoltà, le vostre ricchezze?

Filiberto. Il diavolo se le pigli.