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LE SMANIE PER LA VILLEGGIATURA 67


SCENA III.

Leonardo, poi Paolo.

Leonardo. Ora che nella carrozza loro non va Guglielmo, non ricuseranno la mia compagnia; sarebbe un torto manifesto che mi farebbono. E poi, se il signor Fulgenzio gli parla, se il signor Filippo è contento di dare a me sua figliuola, come non dubito, la cosa va in forma; nella carrozza ci ho d’andar io. Con mia sorella vedrò che ci vada il signor Ferdinando. Già so com’egli è fatto, non si ricorderà più di quello che gli ho detto.

Paolo. Eccomi a’ suoi comandi.

Leonardo. Presto, mettete all’ordine quel che occorre, e fate ordinare i cavalli, che a ventun’ora s’ha da partire.

Paolo. Oh bella!

Leonardo. E spicciatevi.

Paolo. E il desinare?

Leonardo. A me non importa il desinare. Mi preme che siamo lesti per la partenza.

Paolo. Ma io ho disfatto tutto quello che aveva fatto.

Leonardo. Tornate a fare.

Paolo. È impossibile.

Leonardo. Ha da esser possibile, e ha da esser fatto.

Paolo. (Maledetto sia il servire in questa maniera).

Leonardo. E voglio il caffè, la cera, lo zucchero, la cioccolata.

Paolo. Io ho reso tutto ai mercanti.

Leonardo. Tornate a ripigliare ogni cosa.

Paolo. Non mi vorranno dar niente.

Leonardo. Non mi fate andar in collera.

Paolo. Ma, signore....

Leonardo. Non c’è altro da dire. Spicciatevi.

Paolo. Vuole che gliela dica? Si faccia servire da chi vuole, ch’io non ho abilità per servirla.

Leonardo. No, Paolino mio, non mi abbandonate. Dopo tanti anni di servitù, non mi abbandonate. Si tratta di tutto. Vi