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IL BUON COMPATRIOTTO 385


Leandro. Spero che abbia tutto d’andare felicemente.

Rosina. In verità, sono contentissima.

Leandro. Signora, con permissione. (a Costanza)

Costanza. La se comodi come la comanda.

Leandro. Addio, Contessina.

Rosina. Addio, Contin.

Leandro. (Bravissima. Non ho mai conosciuta una giovane più spiritosa). (parte)

SCENA III.

Costanza e Rosina,

Costanza. Cara siora Contessa, non so cossa dir, me despiase che la camera no xe da par soo. Se la comanda che ghe ceda la mia per sti pochi de zomi, lo farò volentiera.

Rosina. No no, sto benissimo dove sono. Non permetterei v’incomodaste.

Costanza. Co la se contenta cussì...

Rosina. Sono contentissima. Permettetemi ch’io mi ritiri per un affare.

Costanza. La se comodi. E dove posso, la comandi liberamente.

Rosina. Sarò grata alle vostre attenzioni. (Chi sa mai dove andrà a finire questa commedia?) (parte)

SCENA IV.

Costanza, poi Traccagnino,

Costanza. Vardè, vardè, chi l’avesse ditto! Una contessa la xe. Stimo che sior Musestre no m’ha ditto gnente. Pol esser che nol lo savesse gnanca elo. Vardè quando che i dise; ghe xe tanti che se fa dar dei titoli che no ghe vien, e questa che xe titolada, no gh’importa gnente che i ghe lo diga.

Traccagnino. (Segue a soggetto.)