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352 ATTO PRIMO


gnevole. S’ei si vuol divertire, troverà un sontuoso cappone freddo, un arrosto di vitello tenero come il latte, un pezzo di formaggio di Lodi che è da dipingere, e un fiasco di vino stupendo.

Traccagnino. (Si va commovendo.)

Rosina. (Caro sior Traccagnin, sta sorte de incontri no bisogna lassarli andar). (a Traccagnino)

Traccagnino. (Che anderebbe volentieri, ma non vuol che gli dicano servitore.)

Leandro. Che dice, signora, non vuol andare?

Rosina. Dice, che non sa in Burchiello a chi domandar questa roba.

Leandro. Aspettate, darò ordine al mio servitore. Ehi Pandolfo.

Pandolfo. Comandi?

Leandro. Va qui con quel giovane, che è il servitore di questa signora...

Traccagnino. (Da sè va in collera.)

Leandro. Se poi non vuole, lasci stare.

Rosina. (Cappon rosto, formaggio, la xe una marenda che fa cascar el cuor). (a Traccagnino)

Traccagnino. (Mostra la passione che ha per mangiare.)

Rosina. Signore, ha un po’ di vergogna, ma riceverà le sue grazie.

Leandro. Va dunque con questo giovane, e dagli da mangiar quel che c’è. (a Pandolfo)

Pandolfo. Andiamo, galantuomo, che vi divertirete assai bene.

Traccagnino. (Ha qualche difficoltà, poi si risolve d’andare.)

Pandolfo. Andiamo, che vi terrò compagnia: da buoni amici, da buoni camerata. Sono servitore anch’io, come siete anche voi. (parte per il burchiello)

Traccagnino. (Va in collera che gli ha detto servitore. Vorrebbe andare, non vorrebbe andare. Pensa al cappone, all’arrosto, al formaggio, e risoluto per andar al burchiello.) (parte)