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trebbe aiutarmi e non vuole. Ma se i conti non fallano, ha da crepare prima di me....»). Gli fece eco Vittoria («Quel tisico di nostro zio....»). Ma è giusto mettere come fanno i poco amorosi nipoti questo Bernardino in compagnia di Arpagone e di Todero? Osserva giustamente lo Schmidbauer: «Bernardino non è proprio un avaro, se anche molto attaccato al suo denaro», ma in altro luogo, contradicendo sè stesso, aggiunge: «questo personaggio episodico è ottimamente osservato, un avaro moderno senza traccia di esagerata caricatura» (Das Komische bei G., München, 1906, pp. 46, 47). Noi, senza spezzare una lancia per una figura tanto antipatica (s’indispettì il buon Goldoni nel crearla! [Memorie, II, cap. XXIX]), arriviamo a scorgervi solo un egoista, e l’egoismo suo appare giustificato dalla balorda prodigalità di Leonardo e Vittoria, e dal loro completo disamore. Biasimevole resta non il rifiuto, ma il modo.

L’episodio, del quale l’autore tanto si compiacque da riprodurlo intero, in libera versione, nei Mèmoires, gli venne ispirato, fu detto, da quella scena del Festin de pierre, ove Don Giovanni con isquisito garbo mette alla porta il negoziante Dimanche, suo creditore (Rabany, op. cit., pp. 260, 376); Maddalena, Rivista Teatr. Ital., 1905, vol. X, pp. 54-57; Toldo, L’oeuvre de Molière et sa fortune en Italie, Turin, 1910, p. 378). La situazione è diversa. Là si congeda un creditore: qui uno zio che non paga i debiti del nipote. Ma l’esuberante cortesia, onde ciascuno colma l’importuno petente e se ne libera, mostra affinità che non sembrano fortuite.

Ritorno d. V. Festin d. p.

Oh! Signor nipote, la riverisco; che fa ella? sta bene? che fa la sua signora sorella? che fa la mia carissima nipotina?

Ah! monsieur Dimanche, approchez. Que je suis savi de vous voir!.... Comment se porte madame Dimanche?.... Et votre petite fille Claudine, comment se porte-t-elle?

Signore, io non merito esser ricevuto da voi con tanto amore, quanto ne dimostrano le cortesi vostre parole.

Monsieur, vousavez trop de bontè pour moi.... Je n’ai point meritè cette grace, assurément.

Che possa.... in quel ch’io possa.... se mai potessi....

.... je suis à vous de tout mon coeur.... Il n’y a rien que je ne fisse pour vous.

Ah, signor zio.... (col cappello in mano).

Monsieur.

Si copra.

Allons, asseyez vous.

Metta il suo cappello in capo.

Mettez-vous là, vous dis-je.

Favorisca (mette il cappello in testa a Leonardo).

Non, je ne vous ècoute point, si vous n’ètes point assis....

Siete padroni, di giorno, di notte, a tutte le ore....

....vous ètes en droit de ne trouver jamais de porte fermée chez moi....

«Le mouvement dramatique — osserva il Rabany — est le même et le procédé semblable: empêcher à force de bonnes paroles et de compliments polis la demande d’argent à laquelle on est décidé à ne pas rèpondre» (op.