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LA SCOZZESE 245

Friport. (Bel bello si accosta al Conte, che sta immobile abbracciando la figlia) Amico, Lindana è la più buona fanciulla di questo mondo. (al Conte)

Conte. Alzati, sangue mio. Ah! che il cuore me l’aveva predetto.

Lindana. Pietosi numi, se forza mi avete data a resistere a tante e sì dolorose afflizioni, deh non mi fate soccombere all’urto di una sì violenta consolazione.

Fabrizio. (Che cambiamento di scena! che avvenimento felice!)

Milord. Deh! cessino i vostri sdegni; scordatevi quell’odio antico....

Conte. Ah! che la voce del mio nemico mi scuote da quel letargo in cui mi aveva gettato la mia sorpresa. Perfido figlio del mio tiranno persecutore, voi usciste dalla camera di mia figlia. Vi veggio addomesticato con lei: che dunque? Dopo d’avermi fatto proscrivere, dopo di avere sterminata la mia famiglia, osereste di assassinarmi la figlia? E tu, incauta, lo conoscesti l’indegno? Sacrificasti il cuore all’inimico del sangue nostro; o cedesti agl’incanti d’un ingannator sconosciuto? In ogni guisa sei colpevole in faccia mia; e se sospirai di vederti, abborrisco ora il momento che ti ho veduta.

Lindana. Difendetemi, amici, giustificatemi. Mi manca lo spirito; mi mancano le parole.

Marianna. Signore, rispondo io della condotta della padrona; io, che sono stata sempre al suo fianco. (al Conte)

Fabrizio. In tre mesi che ho l’onore d’averla meco, ci ha sorpresi, ci ha incantati colla sua virtù, colla sua modestia.

Friport. Amico, una parola. Io voglio credere poco agli uomini, e meno alle donne; ma per questa? Prometterei....

Lindana. No, caro padre, non sono indegna dell’amor vostro. Non ho niente a rimproverarmi nella lunga serie di mie sventure. Lungo sarebbe il dirvi come qua giunsi, perchè qui mi trattenni. Tutto ciò voi saprete: bastivi sapere per ora che mi sta a cuore l’onor del sangue, il decoro della famiglia, l’onestà del mio grado; e che tutto saprei soffrire, prima di macchiare il mio cuore, il mio nome, la mia innocenza.