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grande anno delle rivoluzioni, lo troviamo ancora a Milano, nel teatro dei Filodrammatici, ai 1O dicembre del ’47 (G. Martinazzi, Accademia de Filo-drammalici di Milano, Milano, 1879).

Nel 1793 un dramma giocoso ne traeva Giuseppe Poppa, col titolo medesimo L’Impresario delle Smirne; e fu musicato dal maestro Giuseppe Rossi (C. Musatti, Drami musicali di Gold. e d’altri tratti dalle sue commedie Venezia, 1898, p. 8). Per la somiglianza del titolo ricorderemo ancora una farsa del Cimarosa, l’Impresario in angustia, nel 1786 (musicata pure dal Gazzaniga nel 1789) e un intermezzo del maestro Gennaro Astaritta, l’Impresario in iscompiglio, o sia Non si fa ma si prova, nel 1791 (?). Il Musatti (1. c.) cita pure, di derivazione goldoniana, una commedia lirica del maestro Pedrotti (poesia di M. M. Marcello) cantata a Verona nel 1856.

Ma l’Impresario delle Smirne ebbe una maggior fortuna, d’inspirare, insieme col Teatro alla moda di Benedetto Marcello, a cui sono attinti caratteri e spunti di dialogo (v. P. Costa, pref. alle Commedie scelte di G. Giraud, Roma, 1903, p. 15), l’allegra farsa dialettale in un atto del commediografo padovano Antonio Simone Sografi, Le Convenienze teatrali, 1794 (v. Meneghezzi, Della vita e delle opere di C. Gold., Milano, 1827, p. 60; e sul Sografi, v. L. Bigoni in Nuovo Arch. Ven. VII, 1894 e Beneducci. Scampoli critici, Oneglia, 1899), a cui fece seguito qualche anno dopo una commediola in due atti dello stesso, meno svelta e vivace, Le inconvenienze teatrali, 1800. Anche I comici in sconcerto ( 1797), commedia del conte T. Tommasini Suardi richiamarono al Toldo la commedia del Goldoni (L’oeuvre de Molière, Torino, 1910, p. 509, n. 2). Basterà poi nominare l’Impresario alle Smirne del conte reggiano Carlo Ritorni (stampato anonimo nel 1827, Milano, Tip. Rivolta: v. Crocioni, in Modena a C. G., Mod. 1907, p. 354) e la Giornata del corrispondente teatrale del triestino Franc. Cameroni (Il Palvese, I, n. 8; Trieste, 24 febbr. 1907).

Invece non molta fama godette l’Impresario fuori d’Italia, benchè possa (vantare una recente versione tedesca di Corrado Telmann (in Bib.ca Univ. Reclam, n. 1497, Lipsia).

Non mancarono in Italia critici e lodatori. Carlo Gozzi ai suoi tempi lo assali acremente, accecato da concetti morali, o piuttosto dall’ira contro il Goldoni; e nel Ragionamento ingenuo preposto alle sue Opere (Ven., Colombani, I, 1777, p. 55) lo chiamò «una scuola di immodestia e di lussuria», trovandovi, in compagnia del Baretti, «immodeste espressioni» e «scandalose lussurie» (v. la famosa Lettera di risposta ecc., 1O apr. 1801, in Opere. Ven., Zanardi, XIV, 1802, pp. 85 e 121); egli parve, non meno dei Rusteghi, una farsa buffonesca (ivi, 140); e se ne ricordò nella Marfisa bizzarra (c. IV, str. 46):

          Forse la scuola lasciva t’aggrada,
          E la lussuria, i lazzi, ed il languire
          Dell’Impressario Turco delle Smirne
          E d’altri cento, che non vo’ più dirne?

Il Giornale Enciclopedico nel luglio del 1774 (t. VII) si accontentò di chieder conto al Goldoni del titolo, Impresario delle Smirne. «Questo delle