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246 ATTO TERZO


di teatro; ne troveremo da seconda, da terza, e da ultima parte.

Maccario. Favorisca, signore, senta il consiglio di un uomo come son io; se trova delle difficoltà per le donne, faccia fare un libretto con una donna sola.

Alì. Chi star tu? (a Maccario)

Maccario. Star poeta, signor.

Alì. Poeta che voler? (a Nibio)

Nibio. Si lasci servire. Ho provveduto un poeta, perchè in un’impresa è necessario. Farà de’ libri nuovi sul gusto del paese, se ce ne sarà di bisogno, ed accomoderà i libri vecchi. Se il maestro di cappella vuol mettere in un’opera nuova un’aria vecchia, il signor Maccario ha il talento di mettere le parole sotto la musica, in modo che persona non se n’accorga.

Maccario. Ditegli ancora, ch’io insegno le azioni ai musici, ch’io dirigo la scena, ch’io corro per i palchetti ad avvisar le donne, che assisto alle comparse, e che avviso col fischio quando si devon mutar le scene.

Alì. Che imbroglio star questo? Niente capir.

SCENA XI.

Fabrizio e detti, poi tutte quelle persone che da Nibio vengono nominate.

Fabrizio. Mio signore. (ad Alì)

Alì. E quest’altro, chi star?

Nibio. Quest’è un bravo pittore da teatro, il quale farà le scene, e condurrà con lui tutti i suoi scolari e tutti i suoi operai. Venite innanzi, signori. (verso la scena)

Alì. Quanta gente venir?

Nibio. Ecco i pittori ed i lavoranti. Questi è il capo dell’illuminazione. Ecco qui il capo delle comparse con trentadue compagni, bella gente e pratica del teatro. Questi sono i tre portinari. Questi sono i due paggi da sostener la coda alle donne. Ecco un bravo suggeritore, capace di suggerire le pa-