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L'IMPRESARIO DELLE SMIRNE 225

Maccario. Non mi pare, signore mie, che per questo abbiate motivo di lagnarvi di lui. Se il signor Conte ha fatto a voi due questa confidenza, può essere utile all’una e all’altra nel medesimo tempo. In un dramma vi vuole prima e seconda donna, onde tutte due potete essere egualmente impiegate.

Pasqualino. Non dice male il signor Maccario; la cosa può essere innocentissima.

Tognina. Bene; se la cosa è così, non dico niente, lo prima, e voi seconda, saremo tutte due contente.

Annina. Oh perdonatemi, la prima ho da esser io.

Tognina. Per qual ragione, signora? Stimo il vostro merito, ma nella professione ho qualche anno e qualche credito più di voi. Son tre anni ch’io recito da prima donna, e una principiante non verrà a soverchiarmi.

Annina. Principiante! Con chi credete voi di parlare? È vero che son giovine più di voi, e me ne vanto, ma una che canta all’improvviso, non si dice una principiante. ho fatto finora da seconda per esercitarmi, per imparar l’azione, ma d’ora innanzi non voglio far che da prima.

Pasqualino. Ecco qui, per queste preminenze, per queste pretensioni, vi è sempre il diavolo nelle compagnie. Signore mie carissime, pensate ad aver delle recite, ed a guadagnar del denaro. Non siete ancora sicure di andare alle Smirne, e ciascheduna di voi pretende il posto di prima donna?

Tognina. Veramente il signor Pasqualino ha una gran premura per me. Mi consiglia egli, che per un vil guadagno vada a fare una trista figura?

Pasqualino. Io ho parlato a tutte due con eguale onestà e rispetto. Ma la signora Annina, che si vanta di essere giovinetta, e lo è in effetto, quando verremo al caso, spero vi renderà giustizia, e vi cederà il primo posto.

Annina. Oh, io non cedo a nessuno.

Tognina. Molto meno cederò io.

Maccario. Aggiusterò io questa faccenda. Que’ poeti che scrivono de’ drammi per musica, o non sanno, o non vogliono